sabato 23 gennaio 2016

Differenti modi di andare in vacanza

Viaggiare senza la frenesia del turista "forzato"

In particolare chi ama viaggiare e per qualunque motivo ha tempi ridotti, o anche lunghi ma con date obbligate, comprenderà immediatamente e perfettamente il senso di questo post.

Comincio da chi ha poco tempo e viaggia per "staccare", molti di loro sono i "forzati delle ferie". Molto spesso si trovano in uno dei due casi estremi e in un certo modo opposti:
  • non mirano assolutamente a niente altro che a giacere al sole, dormire ed eventualmente mangiare e bere oltre il necessario. Per esempio quelli che vanno nei "villaggi" e per una settimana si spostano dal buffet della colazione alla spiaggia, poi al buffet pranzo per tornare immediatamente in spiaggia; dopo una breve pausa per doccia e cambio abbigliamento, sono pronti per l'ovviamente abbondante cena con sufficiente vino seguito da dolci e gli immancabili superalcolici. Questi “grandi viaggiatori” racconteranno poi di essere stati in Tunisia, Turchia o Egitto senza mai aver messo piede fuori del resort, senza aver imparato una parola di idioma del posto, senza mai aver provato vero cibo locale. Ho lavorato per una stagione intera al Villaggio Valtur di Kérkyra (Corfù) e vi assicuro che so cosa dico.
  • cercano disperatamente di concentrare in una settimana (per esempio) la visita di tutti i musei, monumenti e attrazioni di un luogo e dei suoi dintorni nel raggio di 50 o 100km, o addirittura di una regione intera, passando la maggior parte del tempo saltellando da un posto ad un altro, non godendosi niente e avendo sempre la preoccupazione di fare tardi per il successivo "impegno".
Ammetto che questi due modi di affrontare un viaggio possano essere esattamente il loro obiettivo e che si sentano del tutto soddisfatti e appagati di come affrontano le vacanze pur sempre con il rimpianto di non poterle prolungare ulteriormente (chi non lo vorrebbe fare?). Tuttavia, dal mio punto di vista, con minimo sforzo e poche rinunce potrebbero migliorare di molto le loro esperienze di viaggio.
Il secondo grande gruppo comprende invece quelli che sono obbligati a prendere le ferie, anche lunghe, in determinati mesi (di solito estivi). Questi nella maggior parte dei casi sono condannati a pagare di più (alta stagione), ad affrontare il peggio del traffico, a trovare tutti i posti affollati. Nel caso possano viaggiare solo in estate e aspirino ad andare in altre aree climatiche, dovranno sempre escludere quelle regioni che in quel periodo sono soggette a monsoni, tifoni o si trovino in pieno inverno se nell'altro emisfero. Per anni mi sono trovato in questa situazione potendomi muovere solo fra novembre e marzo (come molti del settore turistico stagionale), ma da ormai oltre 10 anni ho perfezionato il mio modo di viaggiare.
Talvolta mi sono avvicinato alla seconda tipologia con giornate molto piene, ma mai frettolose. Sono sempre stato dell'opinione che città e genti si conoscano vagando a casaccio, frequentando i mercati municipali, viaggiando utilizzando i trasporti pubblici e soprattutto parlando, per quanto possibile, con i locali, attività che è enormemente facilitata dal viaggiare da soli. In questo modo si riesce a comprendere veramente lo spirito di un luogo e dei suoi abitanti e, se si ha la possibilità e la voglia di ritornarci si sarà sempre più ripagati riuscendo a destreggiarsi al meglio fra eventi, luoghi e persone.

Per esempio, avendo previsto di rimanere una decina di giorni a Portimão, ieri ho dedicato la giornata ad una ricognizione (foto) vagando fra cinema, teatro, mercati, controllo trasporti, cicogne al loro posto sulle ciminiere dismesse (foto) e, manco a dirlo, tascas e ristoranti preferiti.
Prima di lasciare l'albergo ho controllato gli orari delle maree ed ho rinviato la mia lunga passeggiata lungo tutte le spiagge di Portimão (circa 4km) in quanto è possibile solo con la bassa marea (fra martedì e venerdì sarà l’optimum). Stamane dall’alto della falesia ho visto varie persone che pur di non tornare indietro si sono bagnate quasi fino alla cintola, alcuni come questi della foto che hanno atteso il momento giusto e se la sono cavata con poco danno e altri che, più saggiamente, hanno rinunciato. 
   
La prima tappa è stata A nossa casa, mio ristorante preferito con clientela quasi esclusivamente locale, che sta ancora lì e sempre abbastanza pieno di clienti quasi fissi (ottimo segno!). La senhora dopo 4 anni di mia assenza mi ha comunque subito riconosciuto e, sua sponte, mi ha detto che avrebbe cercato pescadinhos para fritar. La mia fama di mangiatore di pesce fritto é senza confini. 
Poi ho incontrato Tio Raul (tifoso sfegatato dello Sporting) con il quale ho scambiato quattro chiacchiere "calcistiche" anche se non sono il mio argomento preferito. Ho comprato il biglietto per spettacolo di circo cinese al Teatro Municipale, sono andato al cinema a vedere The revenant (micro-recensione nella raccolta Google+ Un film al giorno), oggi è il turno di The Big Short (altro candidato agli Oscar con 5 nomination). In queste occasioni si possono commentare film e spettacoli con altri spettatori a patto di conoscere, seppur a livello di base, qualche altro idioma ... meglio quello locale.
   
Tutto quanto sopra descritto si può fare solo se si ha tempo e si allungano le permanenze, ma si ottiene il vantaggio di sentirsi più o meno parte della comunità e si viaggia senza “ansia da prestazione” (di viaggiatore, ovviamente).
Potendo, sono convinto che questo sia il miglior modo di arricchire i propri orizzonti culturali.

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