mercoledì 20 gennaio 2016

(segue) ... 36 anni fa in Amazzonia

Del mio breve soggiorno a Misahuallí ricordo bene due escursioni, una più affollata e “turistica” (molto relativamente) con Hector e l’altra, più avventurosa e faticosa, con suo nipote, entrambe molto interessanti.
La prima ci portò per facili sentieri fino ad una cascata dove avemmo anche il tempo per un bagno e poi ad un villaggio di indigeni, però già abbastanza “corrotti dalla civiltà (?)”. Lungo il percorso Hector, che fece onore alla sua fama di esperto, ci mostrò tanti insetti e piante, spiegandone le caratteristiche e gli usi, stanò una enorme tarantola, all’arrivo dell’inevitabile acquazzone ci tagliò delle enormi foglie (ciascuna sufficiente per due persone) da usare come ombrelli e ci fece bere acqua pura dalle liane. 
Durante la sosta al villaggio beccammo un altro scroscio di pioggia e gli indigeni, quel giorno impegnati in una particolare attività collettiva che richiedeva la partecipazione di tutti, sospesero il lavoro e ci invitarono a mangiare qualcosa con loro e soprattutto a bere la chicha. Questa è una bevanda che si ottiene dalla fermentazione del maiz e fu prodotta dagli amerindi dal Messico fino in Cile e veniva servita come bevanda sacra nel corso di rituali e altre occasioni particolari fin dall’epoca precolombiana. Tradizionalmente il grano veniva tritato masticandolo (compito affidato esclusivamente a donne e bambini) e gli enzimi della saliva lo facevano fermentare producendo così una bevanda leggermente alcolica che veniva consumata dopo averla bollita e filtrata. Ritornammo a Misahuallí viaggiando su tetto di un camion/bus.
Per l’altra escursione attraversammo il fiume usando una piroga e camminammo per ore e ore, con mille saliscendi, tanto fango, umidità prossima al 100%, lungo tracce appena riconoscibili e attraversammo tanti piccoli canali riuscendo a rimanere in equilibrio su ponticelli costituiti ciascuno da un singolo tronco scivolosissimo. Vedemmo anche vari serpenti fra i quali alcuni che dovevano essere molto velenosi non solo perché ce lo disse la guida, ma anche a giudicare dai salti che fece al vederli, mentre di fronte ad altri rimase assolutamente tranquillo.
La guida Ecuador (Lonely Planet, 2016) introducendo Misahuallí ricorda che da quando è stata costruita la strada Tena - Coca ha perso molto della sua “importanza”. Situata all’estremità di una lingua di terra chiusa fra due corsi d’acqua (non essendoci ancora i ponti costruiti pochi anni fa) era a tutti gli effetti la “fine della strada”. Proprio da ciò derivava la sua importanza in quanto il Rio Napo è navigabile (seppur con qualche piccola difficoltà) e quindi c’era un servizio quasi regolare di lance fra Misahuallí e Coca (il cui nome ufficiale è Puerto Francisco de Orellana).
   
Il primo febbraio 1980, di buon mattino, salii su una lancia insieme a locali, qualche viaggiatore, ceste e animali e cominciò il lungo viaggio sul fiume che fungeva a tutti gli effetti da strada principale. Infatti, oltre a dover percorrere oltre un centinaio di km, si devono considerare le fermate “a richiesta” per caricare e scaricare persone e mercanzie presso vari gruppi di capanne. Per di più, a metà strada il timoniere accostò per collaborare ad una battuta di caccia aiutando a bloccare una guatusa (aguti grigio, Dasyprocta fuliginosa, roditore lungo 50-60cm per circa 4 kg) che avrebbe fornito carne alla famiglia dei cacciatori per vari giorni.

Fu una “crociera nel bacino amazzonico” molto singolare, oserei dire impareggiabile, costata pochi sucres, in ottima compagnia, con scenari irripetibili in una natura rigogliosa veramente incontaminata.
Leggendo questo articolo di Maria Elisa Di Pietro, arricchito con varie foto, potrete sapere qualcosa di più di vari aspetti dell’Oriente (questo è il nome della regione ecuadoriana) aggiornati al 2009.

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