mercoledì 21 dicembre 2016

Esiste ancora la lealtà sportiva?

Sembra che molti abbiano dimenticato l'originale significato della parola sport, o forse non l'hanno mai conosciuto e di conseguenza agiscono in modo assolutamente contrario anche ai criteri più basilari.
Sport: parola di origine latina - francese - inglese che significa anche e soprattutto svago, divertimento e di conseguenza anche gioco. La parola inglese, versione con la quale il termine si è diffuso in tutto il mondo, veniva anche utilizzato per indicare una persona gioviale, socievole, allegra e spiritosa, insomma un "amicone".
Oggi lo sport sembra invece essere sinonimo di competizione quasi estrema, senza regole, e quello che una volta era chiamato “agonismo” (sano), quello che è normale che ci sia in una qualunque gara “sportiva” di forza o di abilità , è diventato "cattiveria" quindi proprio all'opposto del concetto di lealtà sportiva.
Sembra che molti pur di vincere ad ogni costo, non abbiano alcuno scrupolo ad usare qualsiasi sotterfugio e non mi riferisco solo a droghe, ma anche attrezzature truccate, corruzione di giudici o arbitri e via discorrendo, e ciò che trovo più grave è il fatto che questo andazzo viene tranquillamente accettato come normale e quindi giustificato. Basti pensare al calcio dove la simulazione, talvolta tanto plateale da essere addirittura ridicola, è all'ordine del giorno e chi riesce ad ingannare gli arbitri viene visto quasi come un eroe e come tale ammirato e applaudito dai suoi sostenitori. 
Chi non conosce i cosiddetti “tuffatori” o quelli che appena vedono un braccio avversario alzato nel raggio di mezzo metro crollano al suolo fulminati, contorcendosi, urlando di dolore e coprendosi il volto con le mani. 
E come se non bastassero i giocatori, ci si mettono anche gli allenatori.
In altri sport le stesse federazioni e organi di controllo (internazionali, non del quartiere) sono coinvolti direttamente come per la copertura dello scandalo doping in Russia o per i risultati confermati nei tornei di pugilato alle recenti olimpiadi nonostante sia stata ammessa la corruzione dei giudici visto che ben 36 giudici sono stati radiati.
Ormai molti sono convinti (a torto o a ragione non sta a me dirlo) che in sport come il ciclismo o alcuni settori del podismo tutti usino un qualche tipo di doping anche (pare soprattutto) quelli di basso livello, gli “amatori” che rischiano di rovinarsi la salute per vincere un prosciutto o fregiarsi del titolo di campione rionale o stabilire il record di "giro dell'isolato".
Ormai il confronto con chi tollera quest’andazzo con la stupida frase “tanto si dopano tutti”, chi accetta l’imbroglio o la deprecabile “furbizia in malafede” e sostiene che tutto ciò sia giusto o quantomeno resta indifferente a questa situazione è estremamente difficile per la totale mancanza di “senso sportivo”.
Vi cito il caso, riportato su molti giornali un paio di mesi fa, di una gara del campionato mondiale di triathlon nella quale a poche centinaia di metri dall'arrivo Jonny Brownlee era prossimo a crollare a terra per sfinimento, ma per sua fortuna sopraggiunge il fratello Alistair (campione olimpico) che praticamente lo trasporta fino al traguardo. 
Tanti hanno osannato Alistair che perse la gara per aiutare il fratello ma la polemica sorse in quanto i giudici non squalificarono Jonny come avrebbero dovuto. I regolamenti di atletica, triathlon, corsa, ciclismo, ecc. (molto simili e molto chiari in merito) prevedono la “logica norma sportiva” che stabilisce che gli atleti debbano giungere al traguardo con le proprie forze, senza alcun aiuto da parte di altri concorrenti, tecnici o terzi. Nella maggior parte dei casi la regola è stata rispettata per Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra 1908 (sorretto da un giudice), Nibali (appeso all’auto del suo manager per qualche centinaio di metri in una gara a tappe di migliaia di chilometri) e per tanti altri che furono squalificati.
Con mia sorpresa ho notato che quasi la metà dei commenti in calce agli articoli sui fratelli Brownlee erano favorevoli alla “non-squalifica” di Jonny ... senza alcuna considerazione per gli altri concorrenti che sono arrivati stremati ma esclusivamente con le proprie forze e quelli che si sono dovuti ritirare per crampi o disidratazione non avendo la fortuna di avere un fratello in gara! 

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